VI PORGO LA VERITA' SU DI UN PIATTO D'ARGENTO

14.08.2014 11:44

Voglio raccontare, eccellenza reverendissima, ai lettori di Chiesa Controcorrente, per loro informazione, (e anche per rinfrescare a lei la memoria), la telefonata tra di noi intercorsa dopo 15 giorni dal ricovero e dall’operazione di mio figlio Pietro.

Ribadisco qui ora quanto le ho detto telefonicamente e cioè che non credo affatto lei non fosse al corrente del ricovero di Pietro, perché il giorno 24 (lunedì), due giorni prima del suo ricovero il 26 febbraio, (mercoledì), ho informato il parroco della parrocchia  a cui sono stato assegnato affinchè fossi sostituito il giorno 2 marzo, (domenica), per la celebrazione della S.Messa. A sostituirmi nella celebrazione domenicale è stato il suo “vicario dei preti”, componente presente ma da sempre assente, del suo consiglio episcopale. La informo, inoltre, che parecchi confratelli e amici, (quelli veri, su cui poter contare, da cui lei, eccellenza reverendissima, è escluso), senza che glielo avessi fatto sapere, nei giorni pre e post operazione, (operazione che è avvenuta il giorno 3 marzo), ma hanno telefonato avidi di notizie.

Lei mi ha telefonato il giorno 11 marzo, e conoscendo il pettegolo “ambiente curiale”, non credo assolutamente che dalla mia telefonata del giorno 26 febbraio, alla sua del 11 marzo, lei non sia stato adeguatamente informato. E’ noto, in diocesi, il suo efficientissimo sistema di controllo costituito da una fitta rete di informatori. Le ricordo che in uno degli ultimi colloqui, prima del conferimento degli ordini minori, mi aveva svelato che per anni lei mi aveva fatto controllare e usiamo pure l’appropriato termine “spiare” da persone a lei fedeli e devote; il rapporto con i suoi preti è dunque uno stato di polizia: complimenti caro questore.

Continuando nel racconto, il parroco con cui collaboro, pochi giorni dopo la mia partenza alla volta della regione Lombardia, mi ha informato che lui stesso si è recato in curia, (presso il Palazzo vescovile dove lei risiede, lavora e impera), per chiedere al suo vicario, il vicarione, un sostituto.

A indurla a telefonarmi quel giorno, sono convinto che siano state le pressioni di un confratello già vice-parroco del duomo, a cui ho confidato in nome della nostra vecchia amicizia, nelle telefonate tra noi intercorse, il mio stupore del suo totale disinteresse alla mia vicenda famigliare. Ma in fondo il totale disinteresse per i suoi preti è per lei normale fa parte della sua politica, del suo modo sprezzante di gestire questa diocesi e, prova di ciò che affermo, è che nel giorno della celebrazione crismale non ha avuto il riguardo di ricordare in modo specifico un canonico della cattedrale, da anni dializzato, mentre ha ricordato altri sacerdoti che avevano subito interventi di poco conto, persino banali; ma è noto a tutto il clero, l’atteggiamento di distacco suo, e dei suoi stretti collaboratori, dal canonico in questione. Ma in fondo è l’atteggiamento di una armata Brancaleone con il suo seguito di giullari e lecchini di cui ama circondarsi ogni corte medioevale che si rispetti. Ricordo una frase, poco felice, riferita da lei, ( ma non confidata), a me personalmente  a riguardo del canonico, che solo per decenza ed educazione sono impedito  a scriverla e perché il solo ricordarla mi provoca vergogna.

Faccio ancora una considerazione, ed è nei confronti del suo “vicario dei preti o provicario”, intanto mi informerò presso altre diocesi se canonicamente è corretta l’istituzione e la denominazione di questo incarico, o se è frutto della maniacale distribuzione e accentramento dei poteri nelle mani di pochi eletti, che ha come risultato un generale malcontento nel clero: come già le ho riferito, fonti autorevoli parlano di governo clerico-fascista della diocesi. Se il suo pro-vicario non l’ha informata, allora lo rimuova, se non fa quello per cui è preposto se ne deve andare, ma ciò che emerge è la sua incapacità di prendere delle decisioni e la sua incapacità al discernimento. Una parte del clero sostiene, che la sua capacità di discernimento è concentrata nello scegliere collaboratori che non muovano un dito, acritici, amorfi privi di personalità e progettualità propria, privi di dignità, pedine, (come direbbe il suo giovane e altro “pro-vicario”, mi riferisco all’abatino, il figlio prediletto), appagati da cariche effimere e sogni episcopali, carrieristi di professione. E’ un fallimento circondarsi quindi scegliere, o indurre uomini a divenire così: è l’orgia del potere. In buona sostanza il suo “vicario dei preti” o pro-vicario è inaffidabile, come lo è nelle altre mansioni a cui è assegnato. Chi è incapace a discernere non vuole assolutamente ascoltare né tanto meno dibattere, chi sceglie di circondarsi di personaggi manovrabili, non vuole assolutamente ascoltare né dibattere, così sono i despoti, i dittatori, è la storia dell’uomo anche dell’uomo di chiesa, non della Chiesa, e questo è un fallimento.

Mi scusi se mi permetto di osservare e farle osservare che il numero di tre vicari (il vicario generale e due pro-vicari che ricoprono praticamente quasi tutti gli uffici della diocesi), sia risibile sino a spingersi ad essere ridicolo e uno spregio alla collegialità.

Dopo avermi, mentendo, assicuro che non era a conoscenza del ricovero di mio figlio concludo, ribadendo quanto le ho anticipato telefonicamente e precisamente che un ragazzo di 22 anni ha dimostrato di avere più giudizio e sensibilità di un uomo di 71 anni, cioè lei eccellenza reverendissima prete e pastore. Infatti operato il giorno 3, il 4 marzo (quando lei festeggiava con il suo consiglio il suo compleanno barricato felicemente nel suo palazzo), mi ha chiesto se avevo ricevuto una sua telefonata.

Concludo informando i lettori di Chiesa Contocorrente che la telefonata si è conclusa comunicando al presule che mi vergognavo di appartenere  alla sua diocesi, lo invitavo quindi a non permettersi più di interessarsi della mia famiglia e che la sua telefonata non era stata da me gradita , quindi volutamente ho interrotto la comunicazione.