VITTORIA ACHINO, GIUSEPPE SARAGAT, ALESSANDRO MAGNO.
Come sono cambiati i tempi, nel 1968 l’alluvione colpì il biellese, io frequentavo la terza elementare presso la scuola Pietro Micca. Noi come classe guidati dalla maestra Vittoria Achino raccogliemmo del denaro che fu poi consegnato alla famiglia di un nostro coetaneo di cui ricordo ancora oggi il nome, ma che per ragioni di privacy non rivelo. Anni più tardi mi raccontò il geometra Porta allora consigliere comunale che fu conferito a tutti i componenti dell’allora giunta comunale o consiglio comunale il titolo di cavaliere del comune di Biella, il titolo di cavaliere per l’opera prestata, ma fu all’unanimità respinto, e quest’azione gli ha fatto sicuramente onore. Se si confrontano i due periodi 1968-2014 è chiaro che i danni e i lutti furono sicuramente più rilevanti allora, ma di allora ciò che ricordo fu la mobilitazione, la mobilitazione della gente. L’evento fu tale che arrivò da Roma il presidente della repubblica il piemontese Giuseppe Saragat. Ripeto, i danni e i lutti non sono paragonabili, ma gli eventi accaduti in questi giorni mi danno l’idea che non hanno sortito nessuna emozione se non tra i soli danneggiati. Chiedo se la caritas si è mossa, lo chiedo perché non ne sono informato, mi piacerebbe sapere a mezzo stampa se sono stati disposti o assegnati fondi; chiedo perché non sono informato se il vescovo ha sospeso la sua visita pastorale ed è andato ad incontrare le popolazioni colpite, se ha incontrato sporcandosi di fango le scarpe i suoi collaboratori, cioè i preti dei comuni colpiti, lo chiedo perché non sono informato, sono solo informato che la scorsa settimana partecipava agli esercizi spirituali a Loano con gli altri vescovi del Piemonte. Non voglio fare polemiche, lungi da me il fare polemiche, né trarre conclusioni, “deduzioni” come mi si accusa, ma voglio raccontarvi un fatto successo qualche migliaio di anni fa. Nell’attraversare un deserto ad Alessandro Magno, fu portato, offerto un elmo colmo d’acqua. L’intero esercito di cui era a capo stava soffrendo la sete, lui era re, il capo, il condottiero, se acqua c’era a lui spettava. Quel capo, Alessandro non bevve da quell’elmo perché gli occhi dell’intero esercito erano puntati su di lui, perché quegli occhi per lui avevano e avrebbero dato la vita. L’eternità si acquista così, così si passa alla Storia, locale, nazionale, mondiale o universale che sia, quel gesto ha spinto in avanti un esercito, verso l’infinito e ha consegnato alla gloria Alessandro e ha fatto di Alessandro un capo… un pastore: …la sofferenza!